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RADICALI NON MODERATI

  • Immagine del redattore: rosanna
    rosanna
  • 22 giu 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

E' da tempo che seguo un amico, un compagno, Luciano Chiolli e il suo programma radiofonico in cui affronta i più svariati argomenti: letteratura, politica, storia e cinema con intervalli musicali, proposti da Annita, sua moglie e mia ex collega ed amica. Entrambi due persone a cui sono molto legata anche se la frequentazione non è assidua, è il limite della grande città, di Roma...Luciano è un compagno combattivo, sempre impegnato, presente in tutti i momenti che contano, molto apprezzato nel suo quartiere, dai compagni e colleghi di lavoro. Da pensionato ha scelto di dare un contributo alla causa del PD offrendo, con la radio di cui è conduttore, momenti di riflessione su ciò che accade nel mondo della politica, sul linguaggio che le appartiene, come nella trasmissione di giovedi..."Radicali non Moderati" di cui condividerò oggi il suo post: l'incipit del suo programma


RADICALI NON MODERATI C’è una discussione sui giornali , che anima il dibattito sui social , nei talk, nel ceto politico e che guarda sempre al presente, all’attuale legge elettorale che obbliga a fare alleanze per governare e con questa logica,si dice, manca una forza moderata di centro con cui la sinistra si dovrebbe alleare altrimenti non può che restare all’opposizione. Questo però non è l’approccio giusto, né la soluzione. Bisogna partire dalla crisi, dalla crescita esponenziale delle diseguaglianze, dal blocco dell’ascensore sociale, che hanno generato un malessere e una rabbia sociale generalizzati in tutto il mondo occidentale. Questo malessere e questa rabbia crescente non hanno avuto voce, non hanno trovato rappresentanza e siccome i vuoti in politica non esistono, vengono sempre riempiti, lo ha fatto la destra sovranista e razzista. Il capitalismo è entrato, già da tempo, in una fase di cambiamento globale e radicale. In questi 30 anni che ci separano dal crollo del muro di Berlino,la parte che avrebbe dovuto spingere il capitale a cambiare marcia e verso, ha abbandonato il presidio del campo, nella convinzione che non c’era altra soluzione che abbandonarsi al flusso della corrente, anzi di favorirlo pensando di ottenere qualche briciola, almeno come riconoscenza. La storia avrebbe dovuto essere maestra, non certo uno come Blair, bastava ripercorrere gli esiti della crisi del 1929, il capitalismo spinto dalla necessità di superarla e nel contempo dall’esistenza dell’ URSS, ha prodotto il meglio di sé, con soluzioni innovative a partire dall’intervento dello Stato con il Welfare, creando posti di lavoro, aumentando salari e sussidi, anche il ceto medio e popolare, ha potuto acquistare , grazie alla rateizzazione beni prima inarrivabili, così si è creata nuova ricchezza, certo anche per il Capitale, ma è stata anche ridistribuita, mentre oggi una sparuta pattuglia di superpaperoni possiede la ricchezza dell’altra metà più povera del mondo. Come diceva Paolo Sylos Labini,quando non ti è possibile sfruttare oltre il lavoro, allora i neuroni cominciano a funzionare. L’aspetto che ci deve spingere oltre, anche qui verso scelte radicali, riguarda la salvezza di questo pianeta, la necessità e l’urgenza di cambiare modello di sviluppo, è anche e sempre un problema culturale. Come ho detto più volte questa scelta necessaria e indifferibile, creerà nuove professioni, nuove occasioni anche di profitto. Radicale non è sinonimo di estremismo o richiamo a modelli condannati dalla storia, ma significa andare alla radice dei problemi per superarli, quelli delle diseguaglianze e della salvezza del pianeta ne sono l’esempio più eclatante!!









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