LA VIE DES ẬGÉS AUJOURD’HUI (LA VITA DEI MENO GIOVANI, OGGI)
- rosanna
- 3 set 2019
- Tempo di lettura: 4 min
La società odierna non sembra molto attenta alla figura degli anziani, alle loro necessità, alla loro quotidianità. Spesso sono vissuti come un ostacolo al benessere collettivo: gli ospedali sono sforniti di posti-letto perché, in inverno, occupati dagli anziani (dichiarazione fatta dalla Ministra Lorenzin) oppure, chi lavora paga le pensioni a chi ha finito di lavorare…e poiché la speranza di vita è aumentata, il mondo degli anziani diventa un peso insopportabile per la collettività!
Io vorrei in più articoli parlare di questo mondo così trascurato e proporre pure, in ultima analisi, un progetto su cui investire il web e la nostra politica.
Inizio con un’analisi obiettiva.
È da tempo che le famiglie non riescono ad occuparsi dei propri anziani; le case non offrono spazio sufficiente per tutti i membri ed a rimetterci sono i nostri nonni. Spesso li lasciamo nelle loro case, esaudendo un loro legittimo desiderio: vivere tra le cose che conoscono, morire nel proprio letto. Se l’anziano è in compagnia del coniuge, non vi sono grossi problemi, l’uno ha cura dell’altra e, viceversa; molto spesso partecipano alla vita dei figli rendendosi disponibili verso i loro nipoti. Quando quest’ultimi crescono ed iniziano a frequentare i loro amici, ad impegnarsi nello studio, nelle attività sportive, in tutto ciò che è normale per un ragazzo, i nonni diventano, però, parenti da visitare di tanto in tanto, da sentire telefonicamente… lo si fa senza malizia, ma la vita degli anziani diventa più difficile! Un senso di solitudine si appropria della loro esistenza, soprattutto se uno dei due resta solo, senza l’altro. Più fragile è l’uomo, abituato da sempre a dipendere dalle cure della moglie…La donna, al contrario, è capace di reagire, di prendersi cura di sé, di ricercare l’affetto dei figli, di nascondere per pudore le proprie paure, fragilità, abituata da sempre a soccorrere più che ad essere soccorsa. Ciò nonostante, l’entusiasmo di una volta, la mancata condivisione con l’altro della propria quotidianità e soprattutto, se si vive in una grande città, la difficoltà a gestire i propri bisogni, finiscono in qualche misura col renderla dipendente dal figlio/a e, a darle quel senso di limitazione che la feriscono e la deprimono, abituata da sempre a dare più che a ricevere. Una visita specialistica, un controllo di routine, un accertamento diagnostico, richiedono tutta una serie di interventi: medico di base, Cup e controllo in chissà quale struttura ospedaliera…magari all’altro capo della città ed in tempi che non sempre sono congeniali alle proprie necessità…Se hai una pensione rispettabile perché hai lavorato, versato contributi, puoi ricorrere ad un privato, ma anche così ricorri al figlio che, ricerca, s’informa, prenota, ti accompagna… E, non sempre i figli quando si adoperano per il loro “vecchio” hanno un’aria felice! Anche se, magari i problemi del figlio sono di tutt’altro genere: una rata del mutuo che scade, difficoltà sul lavoro, problemi salutari del compagno/a, rendimento scolastico del figlio…ma non sempre ci si sfoga col genitore e quest’ultimo mette dentro disagio, dispiacere per aver recato disturbo!
Ed allora ci si prodiga in mille attenzioni per il figlio: si paga la benzina, si fa un regalo costoso al nipote, si prepara un pasto prelibato che tanto piaceva al figlio/a quando era in casa, ci si adopera con le mani deformate dall’artrosi a cucire un vestitino per il piccolo di casa…
Ma, anche se strano (ci si aspetta che un anziano debba solo vivere prodigandosi per i figli) il cuore dell’anziano genitore è sempre giovane anche se nel fisico avverte sempre più l’età che avanza, che impedisce al proprio corpo di essere come un tempo, attivo, vivace, anelante alla vita, curioso e… soffre di una solitudine enorme. Il sociale, i vecchi amici di un tempo, l’amore come impulso, tenerezza, amicizia, solidarietà, i viaggi come momento per sé, di conoscenza, di relax, sono ricordi di un tempo che non c’è più e si deprime, si sente inutile e si convince che la morte sia la sola soluzione!
E, la depressione inizia il suo cammino, ci si comincia ad alzare il mattino più tardi, si ritarda la propria toilette, si resta in pigiama tutto il giorno, si va a fare la spesa solo se il frigorifero è vuoto o si avvicina il fine settimana (attendendo un nipote, un figlio che forse non verrà), ci si annulla davanti alla Tv aspettando una telefonata del figlio o la sera per rimettersi a letto. E, piano piano ci si lascia andare…
Se, poi, si è malati nel corpo, i problemi diventano più pesanti da sopportare perché costretti a dipendere, in modo massiccio, dal figlio, a non potersi più gestire in libertà e ci si sente un peso che finisce inevitabilmente coll’incidere sulla vita dei propri cari!
Nella vita di un anziano può, perciò, arrivare il momento in cui per proseguire un’esistenza dignitosa c’è bisogno di un aiuto, di un sostegno umano a cui appoggiarsi per camminare nel tratto finale della vita. Ma spesso entrano in gioco l’orgoglio e il rifiuto mentale di accettare che le forze sono venute meno, che dopo una vita di lavoro, trascorsa a crescere figli e nipoti, è giunto il tempo di affidarsi all’assistenza di qualcuno. Non sempre i figli, per impegni di lavoro o per la distanza, o anche semplicemente perché sono a loro volta già avanti con l’età, sono in grado di seguire i propri genitori al cento per cento. Ed allora?
Le soluzioni diventano due, se si possiede una discreta possibilità economica, la badante o la casa di riposo!
(segue…)
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