LA DIETA CALABRESE
- Spartaco Calabrò
- 17 lug 2019
- Tempo di lettura: 1 min
LA DIETA PAESANA
Per mesi e mesi la corteggiai,
un dì nella piazza l'incontrai,
era sola e l'amore le dichiarai:
-'Sei bella, sei così bella assai
come la Madonna del Rosario.'-
-'E tu come Cristo del Calvario,
sei magro come uno stecchino
hai la pancia come un luppino,
a vederti così io mi 'spàgno'
pari il brutto uomo ragno,
pensa il doppio ad ingrassare
se con me ti vuoi fidanzare.'-
Furono parole di vero amore
come freccia trafissero il cuore.
E iniziai con la dieta paesana
come antica usanza nostrana.
Per non essere più tra i magri
mangiavo 'panari di pere lavri'
con tanto formaggio pecorino
senza mai dirlo al contadino.
Una 'panetta' di pane al giorno
con due pizze ripiene antiforno,
contorni con cetrioli e 'lattuchi'
prodotti in orti sotto i Luchi.
E tanti fichi neri 'melangiàni'
che 'l'imbiscàvo' con li troiani.
Di cipolle rosse una 'rastèra'
con i pomadori nell'insalatièra
conditi con olio vergine d'oliva
con pepe di 'cerasuòli' si univa.
Un piatto di olive schiacciate.
fette di capicolli e sopprassate
con funghi stipàti nel 'salatùri'
parlavano con nostro Signùri.
Ciò mangiavo sera e mattino
bevendo due o tre litri di vino.
La dieta durò due settimane,
ma successero cose strane.
Nella piazza di nuovo l'incontrai
e mi disse appena m'avvicinai:
-'Maramìa, quanto sei dimagrito
non voglio uno stecchino per 'zito'.
Se non si mangia anche un pesce
è accertato che non si cresce.''

Renato Guttuso













































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