L'immigrazione del sud
- rosanna
- 28 giu 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Il nostro paese ha la caratteristica di essere stato un paese da cui sono partiti in tanti in cerca di fortuna e ciò si è verificato dall’unità d’ Italia fino ai primi decenni del novecento e l’esodo non ha interessato solo il meridione, ma l’intera penisola. Il numero totale si aggira intorno ai 24 milioni. Cifra impressionante, vero?! I primi a partire furono gli italiani del nord, fino ai primi anni del 900, poi nei decenni successivi, i meridionali.
Nella mia famiglia, dai racconti che venivano fatti, anche il mio papà avrebbe voluto partire, il lavoro in fabbrica, non gli permetteva di poter offrire ai suoi cari una vita dignitosa, 4 figli da crescere che volevano studiare e due anziani da accudire, i genitori adottivi della mia mamma. Prima di mettersi in cammino, tentò il tutto per tutto, si licenziò e si mise in proprio a fare il muratore. Iniziò da solo con un operaio a cui insegnò il mestiere. Gli andò bene! In pochi anni conquistò la fiducia di una buona clientela che serviva con onestà, ristrutturando immobili antichi, con professionalità, utilizzando sempre materiale di prima qualità, mettendo in imbarazzo, per le sue scelte, geometri ed ingegneri! I suoi clienti, persone della buona società che lo chiamavano “maestro”!
Non siamo diventati ricchi, abitavamo in una casa popolare dignitosa e tutti abbiamo studiato! Chiedo scusa per la breve parentesi, ma questo ricordo mi è affiorato prepotentemente alla mente, è stato un omaggio ad un genitore onesto e combattivo! I 4 figli, però, hanno tutti conosciuto l’immigrazione, quella più semplice, che non ti allontana troppo. Mia sorella è stata in Veneto, uno dei miei fratelli in Trentino, l’altro in Lombardia, io nel Lazio. Tutti sono rientrati, tranne io che vivo a Roma. All’epoca, al nord, i giovani, dopo la terza media, s’inserivano subito nel mondo del lavoro. Il grande obiettivo era: lavorare e subito! Molti giovani del sud, immigravano al nord come diplomati o laureati e venivano inseriti nel mondo della scuola o quello impiegatizio della pubblica amministrazione o abbracciavano la carriera militare. E, questo esodo” intra- moenia” continua ancora…anzi, in questi ultimi anni, è più pressante. A Milano ci sono comunità di Pugliesi, sono di Bisceglie, di Foggia, di Campi Salentina, di Taranto, di Corato, di Galatina, e non solo. A Torino vivono siciliani, calabresi, campani, lucani. A Bologna i nuovi residenti che immigrano dal Sud, provengono da Puglia, Campania, Calabria e dalle isole (Sicilia in testa). Per le altre regioni del centro il flusso ha riguardato 602mila persone. A Roma, moltissimi sono abruzzesi, campani…
Così la Sicilia ha perso, in seguito alla mobilità interregionale, più di 261mila residenti, la Campania, da sola, 464mila; le altre regioni del Mezzogiorno circa 449mila. L’analisi di questi dati non stupisce se confrontata con il Pil del Mezzogiorno che, come registrato dal Report sui conti economici territoriali, è inferiore al nord del 45%. Il reddito medio al sud è di 18,5mila euro l’anno, al nord si aggira sui 35mila euro e al centro intorno ai 30,7mila; chi vive nel Mezzogiorno guadagna la metà di un lombardo.
Perché?
Il sud italiano risulta essere il più povero d’Europa. Per i giovani, dopo gli studi, scarseggia la possibilità di lavoro, è mancata una seria politica occupazionale, emerge il lavoro nero, o precario, con contratti a tempo determinato, stagionali o la richiesta di un’attività di «bassa qualifica e bassa retribuzione», che umilia. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Sud 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani tra 15 e 34 anni, quasi un quinto laureati e più precisamente, per questi ultimi, si è verificato un tasso migratorio pari al 23% del totale di giovani laureati residenti al sud ! Quasi 800 mila non sono tornati e l’esodo non è stato solo verso il Nord Italia, ma anche verso l’estero. Il nostro giovane capitale umano, costretto alla fuga da una politica che non ha saputo programmare, prevedere i cambiamenti, adoperarsi per prevenire. Ci sono paesi interamente spopolati…Il divario tra il nord e il sud del paese è sostanziale, in assenza di garanzie lavorative e di una stabilità economica, si sceglie l’esodo. Oggi le differenze sono forti e rischiano di creare seri problemi…stanno già venendo meno categorie come quelle sanitarie: medici ed infermieri… ma l’attenzione la si monopolizza, con ossessione, sulle altrui povertà… Si distribuiscono modesti incentivi alla così detta spesa, alla soluzione della “povertà” senza un impegno concreto verso le carenze del proprio territorio nazionale, nella sua interezza. Il sud potrebbe vivere delle sue bellezze naturali, di un turismo attivo per tutti i 365 giorni dell’anno, un polo di attrazione per il mondo della cultura: arte, paesaggi, per bellezze incontaminate, tradizioni dimenticate, creatività ed accoglienza dei suoi abitanti, dolcezza del suo clima, generosità della sua terra…
Al governo del paese, solo l’impegno a potenziare, sviluppare le infrastrutture di cui questa parte del paese necessita: strade, ferrovie e porti per poter valorizzare le eccellenze culturali, naturalistiche ed enogastronomiche, di cui questa terra, patrimonio dell’umanità...è ricca!
rosanna
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