Vittorio Butera
- Spartaco Calabrò
- 30 mag 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Poemetto ' Apertura dello Stretto di Magellano'

Vittorio Butera (Conflenti, 23 dicembre 1877 – Catanzaro, 25 marzo 1955) è stato un poeta calabrese, le cui composizioni poetiche sono state scritte nel dialetto del suo paese d'origine, possiamno ben dire lametino.
Si laureò a Napoli in ingegneria e fu assunto presso l'Amministrazione Provinciale di Catanzaro.
Nel 1949 smise di lavorare, per raggiunti limiti d'età, e solo allora decise di pubblicare la prima raccolta di poesie "Prima cantu e doppu cuntu" (Prima canto e poi racconto). Postume furono pubblicate altre due raccolte: "Tuornu e ccantu, tuornu e ccuntu" (Torno a cantare, torno a raccontare).
Di Butera sono pubblicate su libri e sul web quasi tutte le sue opere, cercavo di leggere un suo poemetto di vita vissuta scritto non in italiano con molta ironiche parole e frasi dialettali. Il poemetto ha come titolo 'Apertura dello Stretto di Magellano',
rinvenuto per puro caso tra le carte di un venditore di anticaglie. Spero sarà cosa gradita pubblicarlo su Le Calabrie. Leggete pure la prima parte, l'ultima seguirà.
Apertura dello stretto di Magellano
-libero poemetto dei bassifondi-
Vittorio Butera- Inedito-
Dedica
A te, preterito
più che imperfetto
consacro e dedico
questo…poemetto.
E’ molto lubrico
lo so, lo ammetto,
ma questo, al secolo,
non è un difetto.
E’ altronde in liberi
versi l’ho detto
perchè in carattere
sia col soggetto.
PARTE PRIMA
Ante bellum
Non faccio per vantarmi,
ma io ho avuto
fino a pochi anni fa
‘nu….nu coso’
superlativamente portentoso,
tondo profondo mondo
ben calibrato e retto,
aveva ( ed era un gran pregio)
il sol difetto
d’esser troppo canoro
nell’ore di lavoro
e in quelle perfino di riposo.
In tutto quanto il resto
era così ubbidiente,
era tranquillo e premuroso
che io per tutto questo
ne ero, come suol dirsi,
fiero e orgoglioso.
E questa lode mia
non è limitata alla periferia.
Per giustizia va spinta
un po’ più dentro
fino a toccare il centro!
Ma, ahimè, tutte le cose
belle non han durata
(informino le rose)
ed ecco che guastata
per vicenda fatale,
mi s’è la magna parte occidentale,
il mio capolavoro,
insomma il mio traforo
monumentale!
Effetto dell’usura?
Prego, soltanto della jettatura,
comunque il brutto vizio
che s’è manifestato
intorno all’orifizio,
in breve, mi ha turato
il povero afflato!
Ah, se l’avessi adorno
di un magnifico corno,
forse…ma chè! Lo stesso
se l’avessi messo
il fattaccio sarebbemi successo!
Proprio così! Nei tempi miei felici
quando che cosa fossero
non sapea le varici
le ore mie più belle,
le ore mie più liete
e quelle più vissute
non soltanto quelle
delle prime sedute…
Come s’andava bene!
Pastoso e senza pene…
Perfettamente sgombro
d’ostacoli, senz’ombra,
era la via maestra della fogna
e, col calibro adatto alla bisogna,,
tutte le volte che pontificavo
sapete che figliavo?
Lo dico piano piano,
uscivano dall’ano
zitoni di Gragnano!
Ma vennero gli affanni
Nel giro di pochi anni,
s’andò dall’una all’altra primavera
sempre di più guastando la filiera.
Dai maccaroni zita
passammo ai rigatoni
e ,poi di fili in fili,
sempre di più sottili,
furon vermicelloni,
furono vermicellini
e in ultimo, purtroppo fedelini!
Insomma l’orifizio
s’andò perfettamente nel suo vizio
e attraverso le file
di tutte le trafile
d’un pastificio!
Chi può narrar la pena e il tormento,
i dolori acutissimi e gli affanni
che dall’inizio dello sbarramento
ho sofferto per anni?
Fino a questo momento
che dell’oscuramento
presenta l’istante
diciamo pure acuto
e cul…minante.
lo spiraglio!
I dolori che procura
l’ermetica chiusura
di certe date porte
sono dolori di morte!
Premi, spremi, ripremi,
invece della solita frittata,
uscivan, se la porta era turata,
le orbite dagli occhi
e dall’opposto lito una patata,
la quale, per maggior disgrazia mia,
non sapea più Ahimè, quanto travaglio
mi ha dato dell’entrata
ritrovar la via!
E poi che stordimento,
che vuoto nella testa,
per darvene un’idea
sentite questa:
Era il fatale
processo lento
d’assorbimento
mio cerebrale,
alla maligna
nera sanguigna
perdita anale
proporzionale.
E quindi, a poco a poco
per via di questo gioco
mi parve, lo confesso,
d’avere cambiato sesso
ed essere diventato
trentuno volte donna
con cappello piumato
e corta gonna.
I ghiribizzi strani
si sa che non si spiegano dagli ani
ed io secondo il detto,
dovevo ragionar proprio del retto!
Però, se ci rifletto,
mi par che un certo nesso
ci fosse nel depresso
cervello mio sconnesso,
e potrà dirsi ch’esso
vedesse in me riflesso
il femminile sesso
col fatto che lottavo col Marchese
di San Rossore trenta volte al mese!
E ciò tanto negli anni bisestili
che negli anni civili.
Non vi parlo dei nervi sempre tesi
come corde da pesi,
che se col titolato
di sopra nominato,
mi trovavo alle prese,
mandavo a quel paese,
vale a dire all’Inferno,
persino il Padre Eterno,
che per sempre sia lodato!
Ma per darvi un’idea del disperato
dolor che il culo preme
quando son le sue vene
di nero sangue piene
vi lascerò col malato
di favellare insieme,
ma poco profumato.
Essendo il duolo giunto
a questo estremo punto
dal medico son corso
per chiedergli soccorso.
Consulto dal medico Colao
-Vittò, cos’è successo?
- Mi dà fastidio l’ano…
- Che razza di villano
ancora s’è permesso?
-Lo vuol vedere? Mi spoglio?
- Ma no che la conosco
la grotta con lo scoglio
dell’orifizio fosco.
Piuttosto dimmi un poco,
l’hai forse strapazzato
come quel tal malato
che lo tocca per gioco?
-Dottò, mi meraviglio!
-Vittò, non t’inquietare
per darti un buon consiglio
dovevo, o non indagare?
Se non ho mal capito
lo scoglio s’è gonfiato
il culo s’è inasprito
e l’ano s’è irritato.
Fin la medicina
abbiamo messo a prova,
ma adesso poverina
meno di un corno giova.
Che se la causa è questa
lo sai che c’è da fare?
La così detta festa:
tagliare e allargare!
Per dirla col linguaggio
tuo dell’ingegneria
bisogna fare un saggio
di scavo in galleria.
Per simile lavoro
preciso di traforo
non giova l’arte mia
ci vuole la chirurgia.
-Dottò, mi spavento.
-E’ roba di un momento
vedrai dopo l’evento
come sarai contento!
Figurati m’han detto
che molti se la fanno
parecchie volte all’anno
per semplice diletto.
E tu…ma fa la prova
vedrai quanto ti giova.
Senti il dottor Colao,
arrivederci e ciao!
In seguito al verdetto
tremando, son restato
come pietrificato
ed interdetto.
Che cosa de-bbo fare?
O cul se ci riesci,
dimmi tu che pesci
ho da pigliare!
-Senza ritardi
chiama Gagliardi.
Disse d’un fiato
l’interessato.
Consulto col dottor Gagliardi: seguirà
Comentarios