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Vittorio Butera

Poemetto ' Apertura dello Stretto di Magellano'

Vittorio Butera (Conflenti, 23 dicembre 1877Catanzaro, 25 marzo 1955) è stato un poeta calabrese, le cui composizioni poetiche sono state scritte nel dialetto del suo paese d'origine, possiamno ben dire lametino.

Si laureò a Napoli in ingegneria e fu assunto presso l'Amministrazione Provinciale di Catanzaro.

Nel 1949 smise di lavorare, per raggiunti limiti d'età, e solo allora decise di pubblicare la prima raccolta di poesie "Prima cantu e doppu cuntu" (Prima canto e poi racconto). Postume furono pubblicate altre due raccolte: "Tuornu e ccantu, tuornu e ccuntu" (Torno a cantare, torno a raccontare).

Di Butera sono pubblicate su libri e sul web quasi tutte le sue opere, cercavo di leggere un suo poemetto di vita vissuta scritto non in italiano con molta ironiche parole e frasi dialettali. Il poemetto ha come titolo 'Apertura dello Stretto di Magellano',

rinvenuto per puro caso tra le carte di un venditore di anticaglie. Spero sarà cosa gradita pubblicarlo su Le Calabrie. Leggete pure la prima parte, l'ultima seguirà.

Apertura dello stretto di Magellano

-libero poemetto dei bassifondi-

Vittorio Butera- Inedito-

Dedica

A te, preterito

più che imperfetto

consacro e dedico

questo…poemetto.

E’ molto lubrico

lo so, lo ammetto,

ma questo, al secolo,

non è un difetto.

E’ altronde in liberi

versi l’ho detto

perchè in carattere

sia col soggetto.

PARTE PRIMA

Ante bellum

Non faccio per vantarmi,

ma io ho avuto

fino a pochi anni fa

‘nu….nu coso’

superlativamente portentoso,

tondo profondo mondo

ben calibrato e retto,

aveva ( ed era un gran pregio)

il sol difetto

d’esser troppo canoro

nell’ore di lavoro

e in quelle perfino di riposo.

In tutto quanto il resto

era così ubbidiente,

era tranquillo e premuroso

che io per tutto questo

ne ero, come suol dirsi,

fiero e orgoglioso.

E questa lode mia

non è limitata alla periferia.

Per giustizia va spinta

un po’ più dentro

fino a toccare il centro!

Ma, ahimè, tutte le cose

belle non han durata

(informino le rose)

ed ecco che guastata

per vicenda fatale,

mi s’è la magna parte occidentale,

il mio capolavoro,

insomma il mio traforo

monumentale!

Effetto dell’usura?

Prego, soltanto della jettatura,

comunque il brutto vizio

che s’è manifestato

intorno all’orifizio,

in breve, mi ha turato

il povero afflato!

Ah, se l’avessi adorno

di un magnifico corno,

forse…ma chè! Lo stesso

se l’avessi messo

il fattaccio sarebbemi successo!

Proprio così! Nei tempi miei felici

quando che cosa fossero

non sapea le varici

le ore mie più belle,

le ore mie più liete

e quelle più vissute

non soltanto quelle

delle prime sedute…

Come s’andava bene!

Pastoso e senza pene…

Perfettamente sgombro

d’ostacoli, senz’ombra,

era la via maestra della fogna

e, col calibro adatto alla bisogna,,

tutte le volte che pontificavo

sapete che figliavo?

Lo dico piano piano,

uscivano dall’ano

zitoni di Gragnano!

Ma vennero gli affanni

Nel giro di pochi anni,

s’andò dall’una all’altra primavera

sempre di più guastando la filiera.

Dai maccaroni zita

passammo ai rigatoni

e ,poi di fili in fili,

sempre di più sottili,

furon vermicelloni,

furono vermicellini

e in ultimo, purtroppo fedelini!

Insomma l’orifizio

s’andò perfettamente nel suo vizio

e attraverso le file

di tutte le trafile

d’un pastificio!

Chi può narrar la pena e il tormento,

i dolori acutissimi e gli affanni

che dall’inizio dello sbarramento

ho sofferto per anni?

Fino a questo momento

che dell’oscuramento

presenta l’istante

diciamo pure acuto

e cul…minante.

lo spiraglio!

I dolori che procura

l’ermetica chiusura

di certe date porte

sono dolori di morte!

Premi, spremi, ripremi,

invece della solita frittata,

uscivan, se la porta era turata,

le orbite dagli occhi

e dall’opposto lito una patata,

la quale, per maggior disgrazia mia,

non sapea più Ahimè, quanto travaglio

mi ha dato dell’entrata

ritrovar la via!

E poi che stordimento,

che vuoto nella testa,

per darvene un’idea

sentite questa:

Era il fatale

processo lento

d’assorbimento

mio cerebrale,

alla maligna

nera sanguigna

perdita anale

proporzionale.

E quindi, a poco a poco

per via di questo gioco

mi parve, lo confesso,

d’avere cambiato sesso

ed essere diventato

trentuno volte donna

con cappello piumato

e corta gonna.

I ghiribizzi strani

si sa che non si spiegano dagli ani

ed io secondo il detto,

dovevo ragionar proprio del retto!

Però, se ci rifletto,

mi par che un certo nesso

ci fosse nel depresso

cervello mio sconnesso,

e potrà dirsi ch’esso

vedesse in me riflesso

il femminile sesso

col fatto che lottavo col Marchese

di San Rossore trenta volte al mese!

E ciò tanto negli anni bisestili

che negli anni civili.

Non vi parlo dei nervi sempre tesi

come corde da pesi,

che se col titolato

di sopra nominato,

mi trovavo alle prese,

mandavo a quel paese,

vale a dire all’Inferno,

persino il Padre Eterno,

che per sempre sia lodato!

Ma per darvi un’idea del disperato

dolor che il culo preme

quando son le sue vene

di nero sangue piene

vi lascerò col malato

di favellare insieme,

ma poco profumato.

Essendo il duolo giunto

a questo estremo punto

dal medico son corso

per chiedergli soccorso.

Consulto dal medico Colao

-Vittò, cos’è successo?

- Mi dà fastidio l’ano…

- Che razza di villano

ancora s’è permesso?

-Lo vuol vedere? Mi spoglio?

- Ma no che la conosco

la grotta con lo scoglio

dell’orifizio fosco.

Piuttosto dimmi un poco,

l’hai forse strapazzato

come quel tal malato

che lo tocca per gioco?

-Dottò, mi meraviglio!

-Vittò, non t’inquietare

per darti un buon consiglio

dovevo, o non indagare?

Se non ho mal capito

lo scoglio s’è gonfiato

il culo s’è inasprito

e l’ano s’è irritato.

Fin la medicina

abbiamo messo a prova,

ma adesso poverina

meno di un corno giova.

Che se la causa è questa

lo sai che c’è da fare?

La così detta festa:

tagliare e allargare!

Per dirla col linguaggio

tuo dell’ingegneria

bisogna fare un saggio

di scavo in galleria.

Per simile lavoro

preciso di traforo

non giova l’arte mia

ci vuole la chirurgia.

-Dottò, mi spavento.

-E’ roba di un momento

vedrai dopo l’evento

come sarai contento!

Figurati m’han detto

che molti se la fanno

parecchie volte all’anno

per semplice diletto.

E tu…ma fa la prova

vedrai quanto ti giova.

Senti il dottor Colao,

arrivederci e ciao!

In seguito al verdetto

tremando, son restato

come pietrificato

ed interdetto.

Che cosa de-bbo fare?

O cul se ci riesci,

dimmi tu che pesci

ho da pigliare!

-Senza ritardi

chiama Gagliardi.

Disse d’un fiato

l’interessato.

Consulto col dottor Gagliardi: seguirà

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